È una vicenda che ha dell’incredibile, e che riaccende i riflettori sulle difficoltà quotidiane che affrontano molte donne nel conciliare la maternità con la professione, in particolare quando si tratta di lavoratrici precarie nella scuola pubblica. Una giovane docente del Cpia2 “Miriam Makeba” de Le Sieci, nel Comune di Pontassieve (Firenze), si è vista recapitare una sanzione disciplinare dopo aver chiesto – e non ottenuto – il diritto, previsto per legge, ai permessi per l’allattamento.
La richiesta ignorata
La protagonista della vicenda è una neomamma, insegnante precaria in un centro che si occupa di formazione per adulti, molti dei quali migranti o studenti in situazioni di disagio. Ad ottobre, la docente – nel pieno rispetto della normativa vigente – aveva presentato alla dirigente scolastica la richiesta di fruire dei permessi per l’allattamento, che le avrebbero consentito di ridurre l’orario giornaliero per prendersi cura della sua bambina.
Nonostante mail, solleciti telefonici e proposte di riorganizzazione oraria, la scuola non ha mai dato risposta. La richiesta è caduta nel vuoto. E così, con grande senso di responsabilità, la docente ha deciso di non lasciare scoperte le classi, proseguendo il proprio lavoro a orario pieno, pur affrontando un importante sacrificio personale e familiare.
Tre mesi dopo, la sanzione
Secondo quanto ricostruito dalla Flc Cgil di Firenze, che ora assiste la lavoratrice, la dirigente scolastica solo a gennaio si è resa conto che la docente non aveva usufruito della riduzione oraria. E invece di riconoscerne la disponibilità, ha accusato l’insegnante di non averla informata, avviando contro di lei un procedimento disciplinare.
Nonostante la lavoratrice abbia documentato nel dettaglio tutta la corrispondenza intercorsa con la dirigenza e spiegato di aver agito in attesa di una risposta mai pervenuta, la preside è andata avanti per la sua strada e ha deciso di punirla formalmente.
La protesta e le richieste del sindacato
Il caso ha suscitato indignazione tra i colleghi e nel mondo sindacale. Di fronte a quella che appare come una profonda ingiustizia, lavoratori e lavoratrici del Cpia2, operatori delle realtà di accoglienza della zona e numerose donne migranti ospiti dei centri locali hanno partecipato a un presidio in segno di solidarietà alla docente.
«Alla dirigente scolastica chiediamo il ritiro immediato della sanzione – ha dichiarato Emanuele Rossi, segretario generale della Flc Cgil di Firenze –. All’Ufficio scolastico territoriale, che era già stato informato della situazione e con cui avevamo provato ad aprire un confronto, chiediamo di intervenire con urgenza. Ai Comuni del territorio chiediamo di prestare maggiore attenzione alle dinamiche interne ai Cpia, che svolgono un ruolo fondamentale per l’inclusione sociale».
Una storia emblematica
Quella di Pontassieve è una vicenda che porta alla luce temi urgenti e profondi: la tutela del diritto alla maternità, il rispetto delle norme a tutela delle lavoratrici, e la dignità di chi, pur in condizioni precarie, mette coscienza e passione nel proprio lavoro. Ma soprattutto, ci ricorda che essere madre non può mai diventare una colpa da sanzionare, soprattutto quando la legge è dalla parte di chi chiede solo di poter fare il proprio dovere… senza rinunciare al proprio ruolo più importante: quello di genitore.