Una vicenda che ha sollevato indignazione e acceso il dibattito sull’equilibrio tra burocrazia e umanità nel contesto scolastico. A far discutere è quanto accaduto in una scuola primaria italiana – di cui non è stato reso noto ufficialmente il nome per tutelare i minori – dove una bambina di 9 anni è stata esclusa dalla gita scolastica per un ritardo nel pagamento della quota di appena sei ore. Una decisione che ha colpito profondamente la famiglia della piccola, che ha denunciato l’accaduto parlando di umiliazione e ingiustizia, ma che la dirigente scolastica ha invece difeso con fermezza, appellandosi al rispetto delle regole amministrative.
I fatti
La bambina, regolarmente iscritta alla gita scolastica prevista per la classe, è stata lasciata in classe mentre i suoi compagni partivano per la giornata fuori porta. Il motivo? Il bonifico del pagamento era arrivato nella tarda mattinata, circa sei ore oltre il termine ultimo fissato dalla scuola per la ricezione delle quote. La madre della bambina ha raccontato: “Avevamo effettuato il pagamento la sera precedente, ma il bonifico è stato contabilizzato dalla banca solo la mattina seguente. Pensavamo fosse tutto in regola. Non ci hanno nemmeno avvisato che c’era un problema, ce ne siamo accorti quando nostra figlia è tornata a casa in lacrime.”
La risposta della preside: “Parità dei diritti e rispetto delle scadenze”
A difesa della scuola è intervenuta direttamente la dirigente scolastica, che ha chiarito in una nota ufficiale la posizione dell’istituto: “Comprendo l’amarezza della famiglia, ma la scuola deve rispettare delle scadenze rigide imposte dai fornitori dei servizi. La scadenza era stata comunicata con largo anticipo. Ogni eccezione può generare una catena di problemi logistici e anche di disuguaglianze tra le famiglie.” La preside ha poi aggiunto:“Credo fermamente nella parità dei diritti, ma anche nel rispetto delle regole. La scuola è il primo luogo in cui si impara la convivenza civile, e ciò passa anche dal rispetto delle scadenze comuni.”
Una bambina lasciata indietro: “Un segnale pericoloso”
Molti genitori, ma anche pedagogisti ed esperti, hanno invece giudicato eccessiva la rigidità della scuola. In particolare, la psicopedagogista Lucia D’Ambrosio ha dichiarato: “Escludere una bambina di 9 anni da un’esperienza di gruppo per una questione di ore di ritardo in un bonifico è un messaggio profondamente sbagliato. Il rischio è che il bambino interiorizzi l’idea di ‘colpa’ o di ‘diversità’, e che ciò incida sulla sua autostima e sul rapporto con i coetanei.” Secondo altri esperti, ci sarebbe stato modo di gestire la situazione con flessibilità, tenendo conto dell’età della bambina e del lieve ritardo, facilmente dimostrabile tramite la ricevuta del bonifico.
Burocrazia contro buon senso? Il dibattito è aperto
Il caso ha suscitato un acceso confronto anche sui social, tra chi difende la preside per la sua fermezza e chi invece punta il dito contro una scuola troppo imbrigliata nella burocrazia e troppo poco empatica verso gli alunni. Alcuni insegnanti hanno testimoniato, in forma anonima, che spesso le segreterie si trovano in difficoltà nel gestire situazioni simili: “I tempi dei bonifici bancari non sempre coincidono con quelli scolastici. Serve una linea guida più chiara a livello ministeriale, per evitare che siano i bambini a pagare le conseguenze degli adulti.”
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