Ferrara, 1 febbraio 2025 – Un professore di 49 anni è stato indagato per adescamento di minori , dopo che le indagini hanno rivelato un intenso scambio di messaggi e videochiamate con una studentessa di 13 anni . Secondo la Procura di Bologna , l’uomo ha inviato oltre 10mila messaggi in un solo mese , molti dei quali di natura esplicita , instaurando con la minore una comunicazione frequente e ambigua.
L’elemento più inquietante emerso dall’indagine è la presenza di una videochiamata di due ore , considerata dagli inquirenti un tassello fondamentale nel quadro accusatorio. Il contenuto dei messaggi, secondo il PM Augusto Borghini , si prospetterebbe fantasie sessuali e tentativi di manipolazione della volontà della minore. L’indagine è chiusa, l’atto (già notificato) è del 13 gennaio. Poco meno di un mese prima – il 16 dicembre – i carabinieri si presentarono prima a scuola poi a casa, per sequestrare telefonino, tablet, agenda e un compito in classe della parte lesa.
Una ragazzina di nemmeno 14 anni di una scuola media ferrarese. Per tutto questo tempo lui, il docente (48 anni) finito sotto inchiesta per adescamento di minori, ha continuato (così oggi) a insegnare nel plesso e soprattutto nella classe frequentata dall’alunna parte lesa. “La situazione – spiega Bruno Di Palma, direttore generale dell’Ufficio scolastico dell’Emilia Romagna – era comunque presidiata dal dirigente scolastico: nella classe c’è sempre stata una compresenza con altri docenti per evitare che ci fossero problemi da quando sono emersi i fatti contestati”. Ovvero, il docente sarebbe stato accompagnato da un insegnante-tutor in occasione delle sue lezioni.
“Apprendo – continua Di Palma – dalla stampa che le indagini si sarebbero concluse, aspettiamo che la Procura ci comunichi elementi necessari per agire. Non appena ne avremo comunicazione, procederemo ad adempimenti di competenza”. Non è finita. Di Palma aggiunge che “appresa la notizia, mi sono subito attivato con l’Ufficio territoriale di Ferrara, in contatto con la Procura per concordare le azioni al fine di non compromettere il quadro istruttorio”. Infine la rassicurazione: “Non vi è stata alcuna turbativa dell’ambiente scolastico, costantemente presidiato”. Del caso, attraverso il nostro giornale, è stato informato anche il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.
La verità, ne è convinta la Procura di Bologna, sta tutta nel telefonino del prof. “Oltre 10mila messaggi”, molti dal “contenuto erotico”, che l’adulto si è scambiato tra il 7 novembre e il 16 dicembre con la minore. ’Pensieri’ “inequivocabili”, con il docente che avrebbe indotto l’alunna “a compiere atti sessuali prospettandole, di persona e tramite whatsapp, le sue fantasie erotiche, riuscendo a carpirle pienamente la fiducia (…)”. Prima ancora dell’intervento di Di Palma, il Carlino ieri aveva tentato un contatto con scuola ed ex provveditorato agli studi ottenendo però solo uno scarno messaggio. “L’ufficio – recita – ha appreso della notizia dalla lettura dell’articolo”.
Ufficio che “non la può nemmeno confermare”. La scuola, come invece si legge da un atto dell’Arma, era stata informata perlomeno dell’indagine in corso già il 16 dicembre. Quel giorno, tre carabinieri in borghese si presentarono per una perquisizione nel luogo di lavoro del prof. E con lui, era presente anche un dirigente della stessa scuola, in qualità di responsabile pro tempore.
La vicenda
Lei, meno di 14 anni, è una studentessa di una scuola secondaria ferrarese di primo grado, quelle che una volta si chiamavano semplicemente scuole medie. Lui, quasi quarant’anni in più, uno dei suoi professori: molto preparato, sempre gentile e dallo stile impeccabile con chiunque. Tra i due, nel cuore dell’autunno, però si crea un cortocircuito, un qualche cosa di insensato e squallido che squarcia un normale e sacrosanto rapporto studente-professore. Uno di quelli che ti fa finire dritto in tribunale, come reciterà uno dei tanti messaggini WhatsApp finiti sotto la lente dei carabinieri. Dal 7 novembre ai primi di dicembre il consulente della procura felsinea ne ha individuati “oltre 10mila”.
Nel capo di imputazione si legge che l’indagato, “approfittando del ruolo di docente”, attraverso una condotta “complessiva improntata a condizionare la volontà della minore”, affidata “alla sua cura e istruzione”, l’avrebbe indotta a compiere atti “di natura sessuale”, prospettandole, di persona o tramite messaggi, “le sue fantasie erotiche”. Un modo per “carpirle pienamente la fiducia (…)”, influenzandola e creandole disagio. Oltre alle chat, sono state trovate anche telefonate e videochiamate, una delle quali di oltre un’ora e cinquanta minuti.
Dagli apparecchi sequestrati al docente – telefono, tablet, pc – non sarebbero però emersi elementi di natura pedopornografica o immagini vietate della parte offesa. Così come sono stati esclusi atti sessuali di ogni tipo. Un rapporto epistolare malato, cioè che emerge, portato alla luce grazie alla denuncia fatta dalla madre della minore, iniziato quasi per gioco, con un “buongiorno”, “buonasera”, con effusioni attraverso abbracci e baci virtuali, poi via via degenerato in complimenti sempre più spinti verso la ragazzina, sogni e desideri hot, fino ad arrivare a vere e proprie manifestazioni di un ’amore’ infetto tra un adulto e una ragazzina delle scuole medie.
Pensieri inviati dal telefonino del prof e ritenuti “inequivocabili” per la pubblica accusa; una relazione “estremamente promiscua”, con il docente che in più occasioni, stando agli inquirenti, avrebbe esternato la sua felicità nello stare con la ragazzina. Ma la scuola in tutto questo? Secondo quanto trapela, l’istituto dove lavora il professore sarebbe stato messo al corrente già alcuni giorni fa degli accertamenti in corso di Arma e procura.