Quota 100, prof in fuga: 42 mila se ne vanno, Bussetti: Ok alla super-sanatoria per i precari
La scuola potrebbe cambiare volto. In tempi brevi. Potrebbe diventare più giovane e soprattutto più stabile. Come? Il ministro all’istruzione Bussetti, ieri, via Facebook ha detto di voler mettere in pratica il piano presentato dai sindacati della scuola per stabilizzare e abilitare tutti i docenti con più di 36 mesi di servizio con una fase transitoria. E sono migliaia. Si tratta di una misura necessaria anche perché a settembre mancheranno all’appello 42 mila docenti, anzi più di 70 mila calcolando anche quelli che già mancavano l’anno scorso.
Una buona notizia per i supplenti in forze negli istituti italiani che ora possono sperare in una massiccia operazione di stabilizzazione, raggiungendo l’agognato contratto a tempo indeterminato. Sempre che le tensioni politiche tra Lega e Cinquestelle non interferiscano.
Ieri il Movimento ha attaccato Bussetti chiedendo di fare «meno promesse elettorali». La Lega ha risposto che la stabilizzazione «è nel contratto». Al netto dei diverbi, per l’amministrazione, parte una corsa contro il tempo per arrivare al 1° settembre prossimo con tutti i docenti in cattedra. Mancano solo 3 mesi per espletare tutte le procedure, altrimenti buona parte delle cattedre andranno a supplenza e si rischia che siano oltre 20 mila più dello scorso anno. Mai come adesso, dunque, potrebbe essere necessario abilitare un alto numero di insegnanti che già lavorano nella scuola con contratti a termine.
A far la differenza rispetto al passato, ci sono gli effetti di quota 100 per cui hanno presentato domanda di pensionamento oltre 22 mila persone. A questi, inoltre, si aggiungono le quasi 20 mila richieste di pensionamento ordinario, un numero in linea con la media degli ultimi anni. Per un totale di circa 42 mila aspiranti pensionati con quota 100 a cui corrisponderanno altrettante cattedre vuote che potrebbero mettere in difficoltà l’amministrazione. Non sarà facile sostituirli perché non ci sono davvero i tempi per bandire un concorso e seguire le normali procedure di assunzione, e scarseggiano anche i docenti già abilitati in attesa di assunzione.
Una situazione paradossale in cui versa la scuola italiana nella quale, ogni anno, lavorano decine di migliaia di supplenti che poi, al momento dell’immissione in ruolo, non possono farsi assumere perché non sono abilitati. E restano precari in attesa di un’abilitazione che non arriva mai. Basti pensare che a settembre dello scorso anno furono 32.000 i posti destinati alle immissioni in ruolo dal ministero dell’Istruzione ma rimasti scoperti proprio a causa della mancanza di personale da poter stabilizzare. Ad un anno di distanza il problema si è aggravato visto che i posti da coprire sono aumentati di 42mila unità.
L’ORGANICO DI DIRITTO
Dunque il numero complessivo di docenti in organico di diritto, che a settembre risulteranno vacanti, è di almeno 70 mila. Al ministero dell’istruzione quindi si sta lavorando per trovare la strada più veloce ed economicamente sostenibile, tracciata anche dall’accordo firmato tra i sindacati e il governo, che si è impegnato a prevedere percorsi abilitanti e selettivi, riservati ai docenti con 36 mesi di insegnamento, e ad individuare «le più adeguate e semplificate modalità» per agevolarne l’assunzione.
«La fase transitoria e straordinaria per l’assunzione – spiega Francesco Sinopoli, segretario nazionale della Flc Cgil – interesserà i docenti abilitati e i docenti con tre annualità che hanno acquisito competenze e professionalità già in servizio. Ora lavoriamo per portare in organico di diritto gli oltre 56.000 posti dell’organico di fatto e delle deroghe di sostegno». Intanto per la fase transitoria, l’idea al vaglio è quella di assumere, lì dove le graduatorie sono esaurite, i non abilitati per un anno, dal 1 settembre 2019 al 31 agosto 2020, nel frattempo seguiranno un percorso universitario che li porterà ad una prova finale abilitativa. Il contratto annuale, a quel punto, si trasformerà a tempo indeterminato. Verrà ovviamente data la precedenza ai vincitori di concorso, lì dove sono disponibili. L’età media dei docenti italiani è di circa 51 anni, tra i più anziani d’Europa. Con un ricambio simile, inevitabile a fronte di 42mila domande di pensionamento, l’età media potrebbe scendere sotto i 50 anni.