Il tonno in scatola, come moltissimi altri cibi, è ormai diffusissimo. Pratico, tascabile, veloce, è un alimento di cui non possiamo fare a meno. Questa tecnica di conservazione di per sé può risultare per niente nociva. I cibi infatti resistono al tempo e al caldo perfettamente, lasciando il sapore inalterato. Potrebbe però provocare la creazione di un composto tossico dannoso per la salute.
Il tonno in scatola, nonostante la sua enorme utilità e praticità, può presentare delle controindicazioni. Le scatolette infatti sembrano essere il punto debole. Per poterle creare, si utilizza nella maggior parte dei casi il Besfenolo A. Si tratta di una sostanza chimica usata in associazione con altre sostanze per fabbricare plastiche rigide o resine usate in pellicole e rivestimenti per lattine o contenitori alimentari. Ed è infatti anche il caso delle scatolette di tonno. Già nel 2006 l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha iniziato ad esaminare questa sostanza ed i suoi rischi.
Molti scienziati concordano sul dichiarare che il Besfenolo sia assolutamente nocivo per la salute, provocando diabete, obesità e cambiamenti a livello ormonale. Nel gennaio 2015, dopo un riesame integrale, L’EFSA ha ridotto la dose giornaliera tollerabile (DGT) da 50 a 4 µg/kg di peso corporeo. Inoltre, la rivista Il Salvagente ha analizzato 6 marchi di tonno in scatola tra i più diffusi sul mercato. I risultati della ricerca hanno portato a dichiarare che nei marchi analizzati, la percentuale di bisfenolo presente è sempre inferiore rispetto ai limiti imposti dalla legge. Nonostante ciò, il rischio per i consumatori è ugualmente tangibile.
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Il bisfenolo sembra però essere fondamentale nei prodotti in scatola, perché accresce la rigidità dell’involucro, rendendolo più resistente. Non è utilizzato solo per i tonni in scatola ma per la maggior parte dei cibi pronti e prodotti in scatola che vediamo sui banconi alimentari. Insomma, è una sostanza indispensabile da cui siamo letteralmente circondati. Fino agli anni 60 si pensava che non potesse in alcun modo contaminare il cibo che rivestiva. Già dagli anni ’90 poi, il dubbio di una possibile contaminazione ha allarmato molti esperti. Di questo si è interessato anche il governo tedesco, che ha avviato un’ulteriore ricerca. Ciò che è emerso è che tale sostanza è presente anche in molti alimenti per bambini.
Non si tratti più solo di tonno in scatola, ma anche di carne, frutta, insaccati, panna, e persino nel latte di cocco. La quantità di bisfenolo riscontrata però resta comunque sempre inferiori ai limiti stabiliti dai vari governi mondiali. Ma se consideriamo il fatto che siamo costantemente e frequentemente esposti a tale sostanza, probabilmente l’accumulo potrebbe comunque risultare altamente dannoso. In ogni caso, parliamo di un prodotto inevitabile, presente ormai anche nelle stampanti, negli scontrini fiscali ed in alcuni apparecchi odontoiatrici che non hanno nulla a che fare con il mondo alimentare.
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