Luciana Littizzetto ha scatenato la rabbia dei leghisti con il monologo fatto durante la puntata di Che tempo che fa, e adesso la corrente politica ha presentato un’interrogazione alla Vigilanza Rai. Tutto è accaduto perché la comica ha parlato del referendum sulla giustizia che si terrà domenica 12 luglio. Secondo la donna, le domande sono esposto in maniera poco chiara e non fanno sì che i cittadini possano comprendere bene le riforme per le quali sono tenuti ad andare a votare. L’errore, però è stato che nessuno era presente in studio per ribattere alle sue parole.
Si sa che la televisione è un’arma politica, in particolar modo la Rai che è la rete di Stato. Ma si sa anche che una delle regole principali, quando si trattano argomenti politici, è quello di dare la possibilità di replica. In uno studio devono essere presenti soggetti appartenente a due diverse fazioni, o comunque qualcuno che prenda le parti della fazione opposta. Non è accaduto a Che tempo che fa, dove Fabio Fazio non è intervenuto a favore del referendum e ha lasciato che Luciana Littizzetto facesse il suo monologo senza alcuna interruzione. E’ anche vero che la comica non ha attaccato il quesito in se.
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Luciana Littizzetto ha voluto esclusivamente far capire che molti italiani non avrebbero assolutamente compreso il motivo di tale referendum. Ma vediamo cosa hanno scritto i leghisti in proposito: “Abbiamo presentato un’interrogazione in commissione di vigilanza Rai per chiedere conto ai vertici dell’azienda di quanto avvenuto nell’ultima puntata del programma Che tempo che fa, nel corso della quale Lucia Littizzetto ha di fatto rappresentato le posizioni contrarie ai referendum sulla giustizia senza il benché minimo contraddittorio”. Comincia così la spiegazione dei parlamentari.
“Leggendo un’immaginaria lettera al Parlamento, Luciana Littizzetto si è esibita in una reprimenda dal vago sapore di superiorità morale contro l’ammissibilità dei quesiti referendari perché, a suo dire, i cittadini non avrebbero le capacità culturali per valutarne i contenuti. La trasmissione ha così mandato in onda un vero e proprio monologo contro i referendum sulla giustizia senza che il conduttore abbia in alcun modo tutelato le opinioni di quanti sono a favore delle istanze referendarie, violando così non solo le più elementari disposizioni sul pluralismo televisivo ma anche quanto previsto all’articolo 6 del contratto di servizio 2018-2022”.
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Le parole di Luciana Littizzetto hanno destato molto scalpore in Parlamento, ma hanno posto la luce su una cruda verità. Un popolo ignorante è più facile da gestire. La verità è che moltissimi italiani non possono comprendere i quesiti dei referendum, e questo li porta spesso ad astenersi o ad annullare il voto. Un popolo che non riesce a far sentire la propria voce tramite un referendum ha perso ogni controllo. Che poi anche quando si vota in maniera convinta (vedi Ddl Zan o la Marijuana) non si venga presi in considerazione, è tutta un’altra storia.