Bus Milano, La rivelazione choc: Aveva tentato la strage due giorni prima: “Bloccato da una prof”
CREMA Il materiale, dicono gli investigatori, l’aveva acquistato da un po’. Le fascette da elettricista per immobilizzare gli ostaggi, l’accendigas per far saltare in aria il pullman, la bomboletta di vernice spry per oscurare i vetri. E probabilmente Ouesseynou Sy ha provato a mettere in atto il suo piano due giorni prima, ma qualcosa è andato storto. Lo raccontano, all’uscita della scuola, tre alunni della scolaresca che stava trasportando in palestra: «A un certo punto ha cercato di deviare percorso, ma un professore è intervenuto e gli ha detto: Che cosa sta facendo? Prendi la strada giusta. E lui l’ha fatto».
NESSUN PENTIMENTO
Quel giorno era particolarmente nervoso, Sy. «Già lunedì abbiamo notato che ci trattava male – riferiscono tre bambini – Uno della classe gli ha detto arrivederci e lui gli ha risposto vaffa…lo. Ci spingeva per salire e ci strattonava quando scendevamo. Aveva molta fretta». Ora il conducente di origine senegalese che mercoledì ha dirottato e dato fuoco al bus con 51 bambini a bordo, è in una cella di San Vittore e straparla di «panafricanismo».
Nessun cenno di pentimento, anzi. La sua speranza è che il «segnale» che intendeva dare con il folle gesto sia arrivato in Africa: ovvero non partire. Lo ha raccontato a scopo divulgativo in un video lanciato su Youtube: «Africani, non ve ne andate, qui non è tutto bello come sembra. E voi, europei, siete i responsabili delle morti nel Mediterraneo». Lo ripete a chi è in contatto con lui in carcere, dove è rinchiuso con le accuse di sequestro di persona, strage, incendio e resistenza con l’aggravante della finalità terroristica. I carabinieri hanno trovato il coltello nella carcassa bruciata del bus, oggi pomeriggio l’uomo sarà interrogato dal gip e il difensore anticipa che chiederà la perizia psichiatrica. Davanti ai pm ha ammesso tutto, spiegando che la sua corsa si sarebbe fermata a Linate, dove aveva intenzione di prendere un volo per il Senegal facendosi scudo con gli ostaggi. Ma i magistrati, valutando la dinamica del dirottamento del pullman, non gli credono e contestano l’intento stragista della sua azione.
Ouesseynou si definisce «panafricanista», sostiene che «l’Europa si approfitta dell’Africa» e spera nella vittoria delle destre nel vecchio contenente, «così non faranno venire gli africani». Ricostruisce la sua azione con lucidità e dovizia di particolari, riferisce di aver cosparso di benzina il mezzo per evitare che i carabinieri potessero sparare. L’organizzazione messa in atto, però, mostra ben altre intenzioni: ha bloccato le porte del bus con delle catene, ha legato i ragazzini e gli insegnanti, ha eliminato tutti i martelletti per evitare che rompessero i vetri. «Ho agito per i bambini che nel Mediterraneo sono mangiati dai pescecani», è la sua giustificazione. Mano sinistra fasciata per le ustioni che ha riportato quando ha dato fuoco al pullman, una escoriazione sulla fronte che si è procurato quando ha forzato il posto di blocco, jeans, maglietta e camicia aperta, Sy è confuso e agitato quando risponde a domande normali, ma fermo e coerente quando si tratta di illustrare la sua filosofia.
«L’Europa si approfitta dell’Africa fin dai tempi della colonizzazione, mettendo governi che fanno comodo all’occidente, ed è per questo che gli africani sono costretti a emigrare». Dichiarazioni che cozzano con il fatto che Ouesseynou Sy sia in Italia da decenni, abbia ottenuto la cittadinanza e sia stato sposato con un’italiana, da cui ha avuto due figli maschi che adesso hanno 18 e 13 anni. Lui dice di essere arrivato «per amore» negli anni 90 e dopo essersi separato, si è trasferito a Crema, dove passava il tempo fra casa e lavoro.
IN MALATTIA
E a quanto pare considerava gli autobus che guidava una sorta di terra di nessuno: la condanna riportata nel 2010 è conseguenza di molestie sessuali ai danni di una diciassettenne che era a bordo del mezzo guidato da Sy. Nel novembre 2007, inoltre, l’uomo ebbe un decreto penale di condanna per guida in stato di ebbrezza per essere stato controllato con una percentuale di alcol di 0,50, quindi di poco superiore al limite consentito. È stato condannato a un’ammenda di 680 euro mentre le patente gli fu sospesa per sei mesi. Per evitare guai sul posto di lavoro, pensò bene di mettersi in malattia.