Camilla e Gaia morte per un gioco, La confessione choc dell’amica Cecilia
«Lo chiamano il giochino del semaforo rosso e quando mia figlia e la sua amichetta me lo hanno spiegato dopo la morte di Camilla e Gaia, mi sono venuti i brividi. Si tratta di attraversare le due carreggiate di Corso Francia veloci mentre per i pedoni è rosso e per le auto che sfrecciano è verde, sfidando la sorte. Un gioco folle del sabato sera e non solo, in voga tra i giovanissimi di Ponte Milvio».
Rivelazione choc di un genitore sulla strada dove sono morte le due ragazze giovanissime a Roma. Lo fanno per farsi grandi riprendendosi anche con gli smartphone, creando storie sui social che poi si cancellano nel giro di poche ore. Lo racconta Il Messaggero, in un articolo a firma di Alessia Marani riprendendo le dichiarazioni di un’amica di Gaia e Camilla
Il gioco del semaforo rosso, la confessione di un’amica di Gaia e Camilla
“Lo chiamano il giochino del semaforo rosso e quando mia figlia e la sua amichetta me lo hanno spiegato dopo la morte di Camilla e Gaia, mi sono venuti i brividi. Si tratta di attraversare le due carreggiate di Corso Francia veloci mentre per i pedoni è rosso e per le auto che sfrecciano è verde, sfidando la sorte. Un gioco folle del sabato sera e non solo, in voga tra i giovanissimi di Ponte Milvio. Lo fanno per farsi grandi riprendendosi anche con gli smartphone, creando storie sui social che poi si cancellano nel giro delle 24 ore”. Lo dice M. L., 43 anni, un piccolo imprenditore del Labaro intervistato dal quotidiano Il Messaggero.
“Sì, anche io ho attraversato Corso Francia di notte, correndo, fuori dalle strisce pedonali e con il semaforo verde per le auto. Rischiando la vita”. Lo dice Cecilia, un’amica di Gaia e Camilla, anche lei 16enne. Sulle pagine di Repubblica, Cecilia spiega quello che lei e altri ragazzi fanno: “Prendi la rincorsa, scavalchi il guardrail e corri più veloce che puoi dall’altra parte”. E questo anche se pochi metri più avanti ci sono le strisce e un semaforo che possono far attraversare in tutta sicurezza.
E allora perché farlo? “Forse perché abbiamo sedici anni? Per fare più in fretta a raggiungere i tuoi amici, per non fare tardi sulla via del ritorno a casa. O forse e lo so che è stupido, perché è divertente – dice ancora Cecilia -. Pensi sempre che se guardi bene a destra e a sinistra e corri forte dall’altra parte ci arriverai”. La ragazza nega invece l’esistenza di un gioco, una sfida: “No, è una leggerezza, un azzardo. Finora nessuno dei miei amici aveva avuto un incidente”
Intanto ieri lacrime, dolore e un silenzio surreale oggi di fronte alla chiesa del Preziosissimo Sangue, al Fleming a Roma, per l’ultimo saluto alle due ragazze di sedici anni morte investite nell’incidente a Corso Francia, a Roma, nella notte tra sabato e domenica scorse. A celebrare la messa il parroco don Gianni Matteo Botto che nell’omelia si è chiesto: «Quando ti metti a guidare sbronzo o fatto è questa la vita? Mandarla in fumo? In fondo ci sentiamo onnipotenti e poi non riusciamo a seguire le regole base della convivenza». Toccanti le parole di Giorgia, la sorella di Camilla: «Eri la piccola di casa, il senso della mia vita sei tu».
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