Tragedia Ponte Milvio, Gaia voleva cambiare il destino: “Sapeva che sarebbe successo, è nel karma di famiglia”
Se avesse potuto scegliere un super-potere, Gaia non avrebbe avuto dubbi: «Cambiare il destino e il passato». Così scriveva su Ask.fm, il social che spopola tra i ragazzini, dove si mettono un po’ a nudo pensieri e dubbi dell’adolescenza, una domanda alla volta. Ma riavvolgere il nastro non si può. Non può lei, non può chi l’ha investita, non può il papà Edward, carabiniere in congedo ora intermediario assicurativo, che alle quattro di notte, dopo avere riconosciuto la figlia, ha avvisato il resto della famiglia con un sms: «La nostra piccola è volata in cielo».
Finlandese, arrivato a Roma a 5 anni da Helsinki, Edward nel 2011 ha perso l’uso delle gambe dopo un incidente in moto. «Queste strade maledette, forse è il karma della famiglia, due incidenti così…», le parole col groppo in gola che riporta la sorella Patricia, la zia di Gaia, mentre varca il portone di via Città di Cascia, Collina Fleming, zona elegante di Roma Nord, dove la ragazza viveva con la mamma. A un chilometro, nemmeno, dalla corsia dello schianto fatale.
Gaia, aveva i bagagli pronti per partire con la mamma
Racconta la zia Patricia: «Gaia aveva già la valigia pronta, nella sua cameretta, stava per partire con la mamma per le vacanze. Questione di giorni, un viaggio in Europa, per riposarsi, approfittando della pausa dalle lezioni». Il sogno di una vacanza spazzato via a mezzanotte di un sabato prenatalizio, dopo l’ultimo giorno di scuola, tra le pozzanghere e l’asfalto fangoso di Corso Francia. Un guardrail, un Suv che sbuca a tutta velocità, l’impatto, la fine.
Niente vacanze, niente di niente. Resta una valigia piena di sogni stroncati. La zia è ancora sconvolta. «Ricordo di avere ricevuto un messaggio alle 4 di notte da mio fratello. Gaia è andata in cielo, c’era scritto. Nella confusione, data l’ora, ho pensato fosse un modo per dire che era partita in aereo, un modo un po’ melodrammatico magari. Poi ci siamo sentiti con Edward. E ho capito tutto».
Gaia, racconta la famiglia, era una ragazza forte, forte nonostante un vissuto non facile. «I genitori si erano separati quando era ancora piccola – ricorda zia Patricia – poi l’incidente in moto del padre, otto anni fa. Cose che segnano. Lei viveva con la mamma, ma ha sempre avuto la forza di reagire, di trovare il sorriso anche nei momenti più duri».
Amava i viaggi e la pallavolo, voleva vivere a Londra
Il posto più lontano che aveva visitato, scriveva un anno fa, era Berlino. Ma sognava una vacanza a Miami. Il luogo dove pensava il suo futuro, la sua vita dopo la scuola e forse l’università, però, era un altro: Londra. Anche se «per i prossimi cinque anni penso di restare ancora a Roma». Una vita, per ora, tutta in questo spicchio residenziale della Capitale, quadrante Nord, ma verso il Centro: la scuola al linguistico Gaetano De Sanctis, nella sede di via Antonio Serra, sempre a due passi da Corso Francia, le serate tra i locali chic di Ponte Milvio, la comitiva in zona. Aveva un fidanzatino, Edoardo, diceva di «credere nell’amore a prima vista».
Venerdì, la sera prima dell’incidente, era a cena col papà e la nuova compagna di lui al circolo Canottieri Aniene. Lei invece fino all’anno scorso faceva canottaggio per la Tevere Remo, altro circolo storico dell’Urbe. Ora giocava a pallavolo. La sua domenica ideale, raccontava Gaia agli amici dei social, era stare «tutto il giorno a letto». Ieri invece, non c’è potuta stare. Travolta coi suoi sogni da un’auto a mezzanotte. Mano nella mano con la compagna di banco. Lei che scriveva di amare le «corse sotto la pioggia con gli amici».
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