Orrore alla recita di Natale: bimbo tenta di buttarsi dalla finestra, lo salva la maestra. Il motivo del folle gesto fa piangere
Vedeva il padre violento a casa dei nonni nonostante i decreti del Tribunale. «Spaventato e umiliato». Durante le prove della recita di Natale il bambino è salito su una sedia mettendo una gamba sul davanzale: le insegnanti se ne accorgono
Le maestre: “Aveva già detto che voleva morire”
I pm hanno già un fascicolo aperto per maltrattamenti da parte del padre, tanto che nel maggio 2019, con decreto dettagliatissimo e preciso del Tribunale, il minore era stato affidato ai servizi sociali con limitazione della responsabilità dei genitori e collocato a casa della mamma (che nel frattempo si era separata dal marito), con tanto di assistenza domiciliare quotidiana. Come è possibile allora che, contrariamente a quanto ordinato da quel decreto e all’insaputa della Procura, di fatto il bambino vivesse a casa dei nonni paterni, dove il padre accusato di maltrattamenti entrava e usciva normalmente?
A quanto pare, è stata la stessa madre – partita ad un certo punto per trasferirsi in una città del centro Italia – a lasciare il piccolo ai nonni, contrariamente a quanto stabilito in precedenza e senza un provvedimento da via Leopardi in tal senso. Di fatto il bimbo abitava dai nonni, col padre che frequentava l’appartamento, e martedì ha provato a buttarsi dalla finestra. Al momento la Procura guidata da Ciro Cascone ha emesso un provvedimento d’urgenza.
In attesa di decidere, il piccolo resterà in ospedale: «Saranno evitati gli incontri col padre, sul quale gravano sospetti in ordine al reato di maltrattamenti a suo danno (…) e con gli altri parenti. I servizi sociali si attiveranno immediatamente per la vigilanza anche in ambito ospedaliero». Si avvicina il Natale e quel bambino per il momento è lì, in attesa che si definisca dove farlo vivere: se in una comunità o insieme con la madre, confermando il decreto dello scorso maggio nonostante quello che è accaduto.
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La situazione familiare è ancora più complicata e vede coinvolti anche altri figli che vanno protetti. Riavvolgendo il nastro. Il padre si sposa una prima volta con una donna e ha una figlia, oggi quindicenne, a sua volta molto problematica e affidata ai servizi, che ha appena partorito un neonato per il quale è aperta una procedura di adottabilità. Tra i coniugi ci sono problemi gravi, l’uomo è violento, si lasciano, ma dopo tanto tempo si riavvicinano e hanno un’altra figlia, che ora ha 10 anni, anche lei affidata ai servizi.
I due si separano ancora. A quel punto l’uomo ha una nuova relazione, dalla quale nascono due figli, uno di 9 anni (quello che è stato soccorso l’altro giorno a scuola) e l’altro di 3. Il maggiore viene bocciato, dà segni di irrequietezza e aggressività, arriva in classe con i lividi. Forse qualcuno, a scuola e nel condominio, segnala qualcosa?
Col passare del tempo la situazione peggiora, la madre denuncia il padre, ma anche il padre di rimando sporge denuncia contro di lei, accusandola di lesioni aggravate e inosservanza dell’obbligo dell’istruzione obbligatoria del minore. I due si lasciano e nel maggio del 2019 il Tribunale per i minorenni emette il decreto, con tutte le misure del caso: quelle che non sono state rispettate.
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